lunedì 30 marzo 2009


Ernest Hyde


La mia mente era uno specchio:

vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.

In gioventù la mia mente fu proprio uno specchio

in un vagone che fuggiva veloce

afferrando e perdendo squarci di paesaggio.

Poi col tempo

grandi graffi s'incisero sopra lo specchio

lasciando che il mondo esterno vi entrasse

e lasciando che vi affiorasse il mio io più segreto.

Perché questa è la nascita dell'anima nel dolore,

una nascita con guadagni e perdite.

La mente vede il mondo come una cosa staccata,

e l'anima rende il mondo una cosa sola con se stessa.

Uno specchio graffiato non riflette immagini:

e questo è il silenzio della saggezza.

Nessun commento:

Posta un commento