sabato 9 maggio 2009

Dottoressa CLOWN!!!!


Stamani ho fatto questa bellissima esperienza, di cui vorrei farvi partecipi, anche perché secondo me per noi futuri medici è utilissimo...

Vi copio la mail che ho mandato al gruppo di m'illumino d'immenso, come report delle 3 ore a Ponte a Niccheri...




Eccomi col report!!(mi spiace che vi dobbiate sorbire tt sto poema!scusatemi, è la prima volta!)


E' difficile dire quello che penso; in realtà il complicato è raccogliere i pensieri, smembrarli e appiccicarci sù un' etichetta.Innanzi tutto vi presento l 'Angoscia!ho passato settimane a girare le pagine dell'agenda per arrivare sempre a sabato nove e chiedermi regolarmente: cosa mi metto , come mi chiamo?che tipo di clown sono?avrò un nome!dove trovo un naso che mi si addica?e poi il più importante, sarò in grado di portare tanta gioia?che ansia!Peggio di così mi ha fatto sentire la mail di Nuvola, quella in cui chiedeva nome e carattere del clown!Panico!come faccio a capire che clown sono se non lo sono mai stata?Questo lo dico per tranquillizzare i novellini che come me di sicuro si appanicano per questo! Mi sono quindi accinta a scrivere una mail a Nuvola in cui ho buttato giù le mie insicurezze...il succo della sua risposta è stato : tu porta te stessa, magari più "colorata" del solito, affidati a me e vedrai che il clown uscirà fuoi da solo.E arriviamo quindi davanti alla sala prelievi. Ho spiegato a Nuvola che per me è problematico intrattenere tante persone insieme, non so prendere l'iniziativa; la sua risposta è stata: "tu stammi accanto, se ti senti di fare, fallo, sennò non farlo".semplice e chiaro...


Sala Prelievi: Ho l'impressione di essere un po' un palo, magari spero che le persone vedendomi inesperta facciano loro il primo passo;ma Nuvola è geniale e ci fa ridere tutti; appena vede che nasce un certo "feeling" con una persona, mi porge la situazione e scivola via...così ho accompagnato una signora a farsi il prelievo (ho trovato anche un tizio che conoscevo!!!) che mi ha raccontato di tutto e di più sulla vita di sua figlia, oppure ho condiviso la sorte comune del test di ammissione con una ragazza di farmacia, che vorrebbe fare infermieristica...e così via...


Emodialisi: mi sento subito a mio agio; l'atmosfera è più tranquilla e Nuvola mi presenta le persone...non tutte perché sono rimasta a parlare a lungo con Francesco e Matteo. Franceso proprio mi ha chiamato per sapere cosa facevo,cosa studiavo, abbiamo parlato a lungo di Medicina, delle mie scelte future...mi ha dato anche consigli per fare esperienza: studiare il cervello di Nuvola, "se lo trovi " testuali parole!!!!!!hahaha!Ho chiaccherato tanto con Matteo; è stato più semplice forse perché abbiamo pochi anni di differenza. Era al PC con un gioco di stategie sui Romani (molto bello...) e me lo sono fatto spiegare tutto nei minimi particolari...E' stato bello perché è stato spontaneo trovare argomenti comuni, fare osservazioni che anche lui aveva notato, o di cui era stupito...Mentre a Francesco avrei voluto chiedere qualcosa su di lui, parlavamo solo di me!, ma non so come, non l'ho fatto, perchè ho avuto l'impressione che non volesse ricordarsi della sua esperienza, che volesse solo chiaccherare e interessarsi a altro fuori da lui...non so...è stata una sensazione... E' bello come tutto si basi su alchimie volanti (!!m'è venuta così!)mi muovo secondo le mie sensazioni, e impressioni che mi da la persona che mi sa di fronte.bisogna stare attenti, essere ipersensibili, sennò perdi il contatto che è stupendo.


Pediatria: i bambini sono semplicemente stupendi...anche se fossi medico sarebbe difficile non mettersi a saltare con loro per i corridoi!A Vedere quel piccoletto, Valentino, sbuffare nell'aereosol, come un draghetto, verrebbe voglia di stringerlo forte!I piccini nelle incubatrici...quello che prima era timido timido mentre quando ci vede andare via ci chiama "perchè andate via?" Sempre pronti a farti vedere le loro cosine, quanto sono bravi...


qualche ultima riflessione...


-essere un clown è comodo. Ho parlato anche con l'ubriaco extracomunitario fuori dall'ospedale...non credo che l'avrei fattto così di buon cuore se fossi stata solo anna...ho sempre un po' paura, perché so di essere troppo ingenua. mi sono sentita protetta dal mio camice a colori, e quando il tizio mi ha chiesto se c era lì un reparto di alcologia ho avuto anche la vana speranza che volesse riprendere in mano la sua vita...


-Ci sono pensieri che arrivano a ciel sereno a mo' di fulmini...e' successo quando ero in emodialisi, davanti alla signora...non mi ricordo il nome: ho pensato che per un medico è difficile fare il dottore clown; è un impiego di tempo fatica e di cuore, conoscere una persona, parlarci e capirla. scappare di fronte a tutto ciò, chiudersi nel tipico "signora allora, oggi come si sente??....si???...hum,vediamo un po'...." e proseguire con la cura, è una forma di difesa. E' brutto ma per un attimo è come se avessi scusato e capito quei medici...ma mi sono proposta di non diventare così!Come l'infermiera che non voleva sapere come stavano i pazienti che si erano trasferiti dal reparto...l'ho conosciuta solo oggi, quindi posso sbagliarmi, ma secondo me è solo perché non voleva affezionarsi a quelle persone, o almeno, siccome non è possibile, non voleva avere un modo in più perché succedesse....





6 commenti:

  1. Hai fatto una cosa stupenda. E complimenti anche per il post: in modo così dolce e spontaneo ci hai riportato la tua esperienza, che rivivi ancora col pensiero mentre scrivi.

    Le tue parole mi riaprono il pensiero dei medici che diventeremo. Sono ansiosa e preoccupata per il mestiere che ci accingiamo a fare, il più bello secondo me che una persona possa svolgere.
    Manca ancora tanto tempo, ma questo tempo fa crescere ancora di più le ansie. Questo perchè ho una paura matta che gli anni che passano, lo studio, lo stress, la sterilità dei libri, ci faccia "indurire" e perdere la vitalità di ora.
    E' per questo che esperienze come la tua sono meravigliose, perchè ci aiutano ad amplificare questo "sentimento", ci avvicinano al nostro futuro ambiente e ci allontanano da quella freddezza che, ahimè, per forza di cose, per difesa personale, per sopravvivenza direi quasi, dovremo imparare ad avere.

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  2. Ciao !!!
    Bello bello bello !!!
    Questo post mi ha lasciato un sacco di emozioni (sentivo che avresti scritto qualcosa e ho tenuto d'occhio il tuo blog più del solito in questi giorni) e mi ha fatto venire una voglia matta di ributtarmi a capofitto in un'altra avventura clauna a Ponte a Niccheri.
    Mi piace molto la parte in cui dici che essere un clown è comodo...lo penso anche io e, col mio buffo camicione, ho provato le tue stesse sensazioni ogni volta .Il camice e il naso rosso sono una specie di protezione e al tempo stesso in un mezzo di comunicazione dalla potenza incredibile. Con questi hai il "potere" di vedere e fare cose che altrimenti non potresti neppure immaginarti.
    Complimenti e grazie per averci resi partecipi di questa bella esperienza.
    Ci blogghiamo!!!

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  3. Come dicono gli altri, hai scritto un bellissimo post, e soprattutto su una bellissima esperienza, che devo assolutamente trovare il coraggio di fare.
    Capisco benissimo quando parli di ANSIA; credo che il difficile nella professione del medico sia proprio il discostarsi dal semplice "allora signora, come sta oggi? Bene? ora vediamo un po', eh....", e ogni volta che mi chiedo se un giorno sarò capace di farlo è un interrogativo molto difficile, perché mi rendo conto che per mia natura sarei davvero portata a difendermi in qualche modo dalla sofferenza dietro alle fasi fatte o a un fonendoscopio, anche se ho scelto di fare un lavoro in cui ci sarò quotidianamente a contatto...e non è facendomi una corazza che saprò aiutare gli altri nel modo giusto, ma affrontando il loro dolore e sbattendoci contro...perciò sono davvero convinta che un'esperienza del genere mi servirebbe non solo a portare un po' di allegria, ma soprattutto a temprare me stessa.
    Grazie per avercene parlato con così tanta sincerità! :)

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  4. Grazie ragazze per i wonderful commenti...
    eh sì, sono sicura che esperienze come questa, fatte con regolarità, ci daranno più sicurezza...più tutto!!
    mi fa piacere che la giulietta abbia deciso di ritornare!!

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  5. Cara Anna,hai scritto un post davvero colmo di emozioni!!Ho vissuto molte delle tue paure lo scorso anno, quando mi sono ritrovata in reparto, alla Clinica Oculistica, senza sapere niente di niente su come approcciarmi con le persone e dovendo, comunque, dar loro delle risposte sul loro stato di salute...ho fatto lunghe chiaccherate con le persone che passavano da me per farsi un visus, ogni mia visita durava una ventina di minuti...e per un esamino facile facile come quello della misurazione della vista è davvero tanto! Questo perché pian piano mi sono lasciata andare completamente, provando a sentire una profonda empatia verso le persone che avevo davanti...ho ascoltato le storie di tantissime persone e nonostante i medici mi dicessero di velocizzare i tempi, ho valutato che in realtà, per instaurare una comunicazione profonda, bisogna abbassarsi verso la persona che sta male, scendere dal piedistallo su cui il medico troppo spesso se ne sta...vuol dire offrirsi agli altri e questo significa anche affrontare le proprie paure, le proprie debolezze e proporsi agli altri per come si é realmente....delle persone con un cuore e non esclusivamente dei professionisti stracolmi di nozioni! Concordo pienamente con te: chi non si lascia coinvolgere é come se cercasse un mezzo per difendersi dal giudizio altrui...è come se volesse tirare in mezzo un muro per non dovresi confrontare con l'altro! Anche io ho deciso di non essere così e questo spiega le mie lunghe chiaccerate con i pazienti...ho capito molte cose, è stato un confronto formativo che mi ha arricchito tantissimo dentro e anche a livello "professionale" (anche se non sarò più un'ortottista!! :P ) perché si deve sempre imparare dagli altri, in qualsiasi contesto...é una cosa impagabile!!

    Quest'anno, poi, con l'esperienza che ho fatto all'Ospedale Dei Pupazzi, ho avuto modo di confrontarmi con i bambini, che hanno una sensibilità unica...e mi sono accorta nuovamente di quanto non sia semplice avere la loro fiducia! Però ho ricordato le parole della Zia Cate (la tassista più ganza di Firenze ;) ) che una volta, a un incontro, ci ha detto di offrirsi completamente all'altro, senza filtri di nessun genere...buttarsi a capofitto, con euforia e tanto amore, nelle nostre esperienze...così ho fatto...ed è risultata la formula vincente, perché i bambini, a fine giornata, non si staccavano da me!! Quindi l'importante è vivere tutte le emozioni con un trasporto intenso...solo così possiamo intessere una trama sottile, ma estremamente pregiata, fra noi e gli altri...
    Hai fatto benissimo a intraprendere questa nuova avventura!! Ti faccio un grande in bocca al lupo, perché...il lavoro è tanto, ma il risultato sarà sicuramente qualcosa di estremamente bello!
    Un bacione!
    Maria Elisa

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  6. Ciao Anna!
    Ho letto un po'di giorni fa il post, sincero davvero, ma non mi andava di lasciare un mio commento, ma adesso sì!

    Io sono completamente ignara di qualsivoglia contatto pseudo-professionale in reparto, escludendo il tirocinio del primo semestre, (tra l'altro io sono di quelli che hanno visto del positivo nell'esperienza!) e quindi non posso raccontarvi le mie esperienze e le sensazioni sul luogo.
    Grazie per averlo fatto!

    Nella vita quotidiana sono portata a immedesimarmi nei problemi altrui, e a tenerli con me in ogni momento della giornata:
    questo mi porta a perdere gran parte della lucidità nell'affrontarli.

    Una sorta di "porta" in realtà penso che venga naturale costruirsela: non lo chiamo barriera perchè significa un qualcosa che divide ed è difficile scavalcare, quello di cui parlo io è un qualcosa di fluido, che permette il passaggio da entrambi i lati, una sorta di apertura che si apre una volta per farci uscire, l'altra per farci entrare.
    Quindi credo che anche nel modo di fare il medico bisognerà cercare l'equilibrio nelle nostre "entrate": è controproducente sia troppa empatia che troppo poca.
    E'indubbio che ci si debba mettere sul piano del paziente in questo meccanismo, imparare ad avvicinarsi alla farfalla senza farle paura come disse iamarf, ma comunque mantentenere la distanza di sicurezza: per la farfalla e per noi.

    Esperienze come la tua riescono di certo a trovare le chiavi giuste del contatto.
    Prima o poi mi deciderò a farlo anch'io!

    Ciao

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